Lontano, nei dimenticati spazi non segnati sulle carte geografiche del limite estremo e poco à la page della Spirale Ovest della Galassia, c’è un piccolo e insignificante sole giallo.
A orbitare intorno a esso alla distanza di circa centoquarantanove milioni di chilometri c’è un piccolo, trascurabilissimo pianeta verdazzurro le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive da credere ancora che gli orologi digitali siano una brillante invenzione.
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La morte a Venezia
Gustav Aschenbach o von Aschenbach, come ufficialmente suonava il suo nome dal giorno del suo cinquantesimo compleanno, in un giorno di primavera dell’anno 19…, quello che per mesi e mesi aveva mostrato al nostro continente una faccia tanto minacciosa, aveva intrapreso, da solo, una lungua passeggiata partendo da casa sua nella Prinzregentstrasse di Monaco.
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L’ultimo dei Moicani
Una caratteristica delle guerre coloniali del Nordamerica, era che ancor prima di poter incontrare il nemico si dovevano affrontare le fatiche e i pericoli della foresta. Una vasta e apparentemente impenetrabile barriera vegetale separava i possedimenti delle contrapposte province francesi e inglesi nemiche.
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Le intermittenze della morte
Il giorno seguente non morì nessuno.
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La diceria […] non tardò ad arrivare ai giornali, alla radio e alla televisione, e fece rizzare immediatamente le orecchie a direttori, vice e capiredazione, persone non solo preparate a fiutare a distanza i grandi avvenimenti della storia del mondo, ma anche addestrate a ingigantirli ancora di più ogni qualvolta sia conveniente.
cardinale: Vuol dire che ha bestemmiato pure lui.
primo ministro: Non sono competente per dare giudizi di tale natura, eminenza, vivere con i miei stessi errori mi dà già abbastanza daffare.
Se gli esseri umani non morissero, allora tutto passerebbe a essere permesso, E questo sarebbe un male, domandò il filosofo vecchio, Tanto quanto il non permettere niente.
Se non riprenderemo a morire non abbiamo futuro.
Il primo ministro
Sessantaduemila cinquecentottanta, pacificati tutti in una volta per opera di un unico istante, di un attimo di tempo carico di una potenza mortifera di cui si troverebbe comparazione solo in certe deprecabili azioni umane. A proposito, non resistiamo a rammentare che la morte, di per sé, da sola, senza un aiuto esterno, ha sempre ammazzato molto meno dell’uomo.
Morire, in fin dei conti, è quello che c’è di più normale e comune nella vita, un fatto di pura routine.
Forse un giorno mi deciderò a provare, e intento continuerò a scrivere con penna, carta e inchiostro, ha il fascino della tradizione, e in questa faccenda del morire la tradizione ha un suo bel peso.
La morte
…quando caino ammazzò abele, […] avvenimenti tanto esecrabile, che sin dall’inizio del mondo è venuto a dimostrare com’è difficile vivere in famiglia.
Da dio, che per dovere d’ufficio deve stare contemporaneamente in tutto l’universo, perché altrimenti non avrebbe alcun senso averlo creato, sarebbe una pretesa ridicola aspettarsi che mostrasse un interesse speciale per quanto accade sul piccolo pianeta terra, il quale peraltro, e questo forse non è venuto in mente a nessuno, è da lui conosciuto con un nome completamente diverso.
L’uomo si mosse, forse sognava, forse continuava a suonare i tre brani di schumann e gli era uscita una nota falsa, un violoncello non è come un pianoforte, il pianoforte ha le note sempre negli stessi posti, sotto ogni tasto, mentre il violoncello le disperde in tutta la lunghezza delle corde, bisogna andare a cercarle, fissarle, coglierle nel punto giusto, muovere l’arco con la giusta inclinazione e la giusta pressione, niente di più facile, di conseguenza, che sbagliare una o due note quando si sta dormendo.
…partendo dal bambino rugoso e arrossato fra le braccia della madre fino al giorno d’oggi, quando ci domandiamo se siamo veramente quelli che eravamo, o se un genio della lampada non ci starà magari sostituendo con un’altra persona a ogni ora che passa.
In tutto il mondo c’è solo un posto dove la morte non può mettersi. […] Quello che chiamano urna, cassa, tomba, bara, feretro, cataletto, lì, io non c’entro, ci entrano solo i vivi, dopo che li ammazzo, è chiaro.
La morte
La morte si domanda ora dove sarà anfitrite, la figlia di nereo e doride, dove sarà quel che, pur non essendo, mai esistito nella realtà, ciononostante per breve tempo ha dimorato nella mente umana al fine di crearvi, per breve tempo pure, una certa e particolare maniera di dare senso al mondo.
Il sole non molesta le orbite vuote, ragion per cui i crani recuperati negli scavi archeologici non hanno necessità di abbassare le palpebre quando la luce batte improvvisamente sulle loro facce e il felice antropologo annuncia che il suo reperto osseo ha tutta l’aria di essere un neanderthal, anche se un esame successivo viene poi a dimostrare che in definitiva si tratta di un volgare homo sapiens.
Il violoncellista: Non capisco niente, parlare con lei è come ritrovarsi in un labirinto senza porte.
La morte: Ecco qui un’eccellente definizione della vita.
Il violoncellista: Lei non è la vita.
La morte: Io sono molto meno complicata.
E’ il mio più grande difetto, dico tutto sul serio, anche quando faccio ridere, soprattutto quando faccio ridere.
Il violoncellista
La morte tornò a letto, s abbracciò all’uomo e, senza ben capire quel che le stava succedendo, lei, che non dormiva mai, sentì che il sonno le faceva calare dolcemente le palpebre. Il giorno seguente non morì nessuno.
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Frasi da Le intermittenze della morte di José Saramago
Alex Rogan, Verità dal passato
“Cosa stai facendo?”
Mentre si stava rivestendo Alex si voltò verso l’uomo “Devo andare.”
“Ma è notte fonda.”
Alex si avvicinò e lo baciò sulle labbra “E’ una cosa importante.”
L’uomo si mise seduto sul bordo del letto coprendosi con il lenzuolo e chiese “Quando possiamo rivederci?”
Alex indossò il suo giubbotto e sorrise “Non ci rivedremo più. Grazie per questa notte.”
“Beh… Ma almeno posso sapere il tuo nome?”
Alex aprì la porta dell’alloggio poi si voltò per guardarlo un’ultima volta prima di andarsene “Il mio nome è Alex.”
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Delfini
Sul finire dell’inverno presi una brutta influenza.
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Il deserto dei Tartari
Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione.
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Il barone rampante
Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi.
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La strana morte del signor Benson
Chiunque consulti le statistiche municipali di New York City, non mancherà di notare come il numero di delitti capitali rimasti insoluti nei quattro anni durante i quali John F.-X Markham fu procuratore distrettuale, risulti di gran lunga inferiore che sotto la giurisdizione di qualunque predecessore.
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La cultura è poliglotta; e la padronanza di molte lingue è essenziale per una comprensione delle conquiste intellettuali ed estetiche di tutto il mondo.
Vance
(Pagina 14)
Ricorda Maggie Rose
La fattoria di Charles Lindbergh era illuminata da vivaci luci arancione.
Sembrava un castello in fiamme, specialmente in quella cupa regione del New Jersey coperta d’abeti. Lembi di nebbiolina sfioravano il ragazzo mentre si avvicinava sempre più al suo primo momento di vera gloria, il suo primo delitto.
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