Italian Way of Cooking

Il seno di Marika sbatteva contro il piano di lavoro della cucina, sparpagliando posate e facendo precipitare a terra mestoli e barattoli di spezie.
[incipit]

Se esistesse solo quel che possiamo vedere co’ l’occhi, un saremmo capaci di sognare e la vita sarebbe insopportabile.
Nero
(Pagina 254)

Andrea: Che c’è di meglio di fa i’ cuoco?
Lapo: Oh, beh, ci sono mestieri importanti, da cui dipende i’ destino del mondo. Fare il Chianti Classico, per esempio!
(Pagina 9)

Sorgente: Italian Way of Cooking « il tempo di leggere di Marco Cardone

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Fuoco su Napoli

Al massimo tra cinque mesi Napoli finirà di esistere. Al massimo tra cinque mesi Napoli non ci sarà più. I Campi Flegrei ci stanno preparando il benservito. La città sarà distrutta.
[incipit]

Che me ne fotte di un quadro, del mare e di un libro se io non ci sto, se io non sono quadro di me, mare di me, storia di me.
Maria Amerigo, la madre di Luce
(Pagina 106)

Anche se fossi andata da un’altra parte sarei rimasta qui. Ci sono posti dove uno sta da sempre, da prima di nascere. E in questi posti si rimane, dovunque si vada. Si rimane anche dopo morti, anche se nessuno se ne accorge.
Nonna Giulia
(Pagina 162)

Sorgente: Fuoco su Napoli di di Ruggero Cappuccio

Io sono il fantasma

Allora, che ore sono?
Se l’orologio di questo campanile va bene, sono le otto.
Quindi sono esattamente dodici ore che ci penso.
[incipit]

Distolgo lo sguardo dalla mia famiglia. Nonostante io sia un fantasma, il dolore che provo in questo momento mi sembra tanto umano.
(Pagina 63)

Sorgente: Io sono il fantasma « il tempo di leggere

il tempo di leggere | L’arte della magia « il tempo di leggere

Questo è un racconto sulla magia, su dove va e, cosa forse più importante, da dove viene e perché, sebbene non pretenda dare una risposta a tutti questi interrogativi. O magari a nessuno.
[incipit]

Gordo Smith: Tu lo sai come vogliono essere sepolti i maghi?
Nonnina Weatherwax: Sì.
Gordo Smith: Be’, come?
Nonnina Weatherwax: Controvoglia.
(Pagina 17)

Se vale la pena di fare una cosa, vale la pena di farla male.
Nonnina Weatherwax
(Pagina 33)

Nelle Ramtop si accordava alle streghe la stessa condizione sociale che altre culture riconoscevano alle monache o agli esattori delle tasse o agli addetti alla pulizia dei pozzi neri. In altre parole, esse venivano rispettate, qualche volta ammirate, in generale applaudite per fare un lavoro che andava fatto. Ma la gente non si sentiva mai del tutto a proprio agio in una stessa stanza con loro.
(Pagina 40)

Nonnina Weatherwax: Naturalmente, questa è una forma di magia.
Eskarina: Come, semplicemente conoscere le cose?
Nonnina Weatherwax: Conoscere le cose che gli altri non sanno.
(Pagina 44)

Hilta scoppiò a ridere. A Esk la sua risata piacque molto. […] Hilta rideva come una persona che aveva riflettuto molto sulla Vita e aveva capito che era tutta uno scherzo.
(Pagina 76)

Esk si perse.
Ci volle un po’ di tempo, ma ci riuscì.
(Pagina 77)

Le giunsero invece da migliaia di cervelli, che pensavano tutti simultaneamente, abbastanza segnali da convincerla che il mondo era davvero stupido come lei aveva sempre ritenuto che fosse.
(Pagina 83-84)

Le grotte dei nani echeggiavano dei colpi di martelli, anche se principalmente per fare impressione. Ai nani riesce difficile pensare senza il suono dei martelli, che loro trovano calmante. Così quelli di loro che guadagnano bene nel lavoro impiegatizio, pagano i folletti perché percuotano piccole incudini cerimoniali, tanto per mantenere intatta la reputazione nanesca.
(Pagina 108-109)

Alla fine diede un calcio alle setole e trattenne il respiro, una specie di fischio all’inverso, che in tutto l’universo è il segno segreto degli artigiani e significa che sta per accadere qualcosa che risulterà costosa.
(Pagina 109)

«Io la vedo così. Prima di sentirlo parlare, ero come tutti. Capisci che voglio dire? Ero confuso e incerto a proposito di tutti i piccoli dettagli della vita. Ma adesso», si rianimò «mentre sono ancora confuso e incerto, lo sono su un piano molto più alto, capisci? E almeno ho la consapevolezza che sono i fatti veramente fondamentali e importanti dell’universo a rendermi perplesso.»
Treatle annuì. «Non avevo considerato la cosa da questo punto di vista, ma hai perfettamente ragione. Quel ragazzo ha davvero allargato i confini dell’ignoranza. C’è tanto nell’universo che noi non conosciamo.»
Entrambi assaporarono la curiosa soddisfazione di essere molto più ignoranti della gente comune, che ignorava soltanto le cose ordinarie.
(Pagina 165)

La luce era piena di vapori e attinica, la sorta di luce da indurre Steven Spielberg a contattare il suo legale incaricato del copyright.
(Pagina 174)

Udì una risata. Era il genere di risata…
Fondamentalmente, era p’ch’zarni’chiwkov. Questa parola, che a pronunciarla si rischia di otturare l’epiglottide, viene usata raramente sul Disco. Fanno eccezione i linguisti acrobati profumatamente pagati, e naturalmente, la piccola tribù dei K’turni che l’ha inventata. Non ha un sinonimo diretto, sebbene nella lingua Cumhoolie la parola «squernt» (sensazione che si prova nello scoprire che il precedente occupante del gabinetto ha usato tutta la carta) ci si avvicini come profondità di sentimento.
La traduzione più fedele è la seguente:
il debole e sgradevole rumore di una spada sguainata proprio dietro di noi nel preciso momento in cui pensavamo di esserci liberati dei nostri nemici.
Tuttavia coloro che parlano il K’turni sostengono che essa non renda il senso di sudore freddo, arresto cardiaco, budella contorte che c’è nell’originale.
(Pagina 180)

Una possibilità su un milione si verifica nove volte su dieci.
Nonnina Weatherwax
(Pagina 186)

Tagliangolo: È stato tanto tempo fa. Tanto tempo fa.
Nonnina Weatherwax: Non avevo i capelli bianchi allora.
Tagliangolo: A quell’epoca, ogni cosa aveva un colore diverso.
Nonnina Weatherwax: Questo è vero.
Tagliangolo: D’estate non pioveva tanto.
Nonnina Weatherwax: I tramonti erano più rossi.
Tagliangolo: C’erano più vecchi. Il mondo ne era pieno.
Nonnina Weatherwax: Già, lo so. E adesso è pieno di giovani. Strano, davvero, si crederebbe che fosse il contrario.
(Pagina 193)

«Bene», disse la Nonnina. Il suo tono di voce stava a indicare che l’universo intero avrebbe fatto meglio a stare attento.
In quel preciso momento un lampo mandò un altro vivido bagliore. Il che dimostra che anche gli dèi meteorologici hanno un senso teatrale ben sviluppato.
(Pagina 201)

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The Sound and the Fury « il tempo di leggere

Then Ben wailed again, hopeless and prolonged. It was nothing. Just sound. It might have been all time and injustice and sorrow become vocal for an instant by a conjunction of planets.[…]The grave hopeless sound of all voiceless misery under the sun.
Poi Ben gemette di nuovo, disperato e prolungato. Non era niente. Solo un urlo. Sarebbe potuto essere tutto il tempo e l’ingiustizia e la tristezza resi vocali per un istante da una congiunzione di pianeti.[…]Il suono mesto e disperato di tutte le miserie senza voce sotto il sole.
(Pagine 244 e 269)

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The Third Miss Symons « il tempo di leggere

Henrietta was the third daughter and fifth child of Mr. and Mrs. Symons, so that enthusiasm for babies had declined in both parents by the time she arrived.
Henrietta era la terza figlia femmina e la quinta figlia in generale di Mr. e Mrs. Symons, quindi l’entusiasmo per i bambini era diminuito in entrambi i genitori nel momento in cui era arrivata.
[incipit]

She was adored, possibly because she had a bad temper (bad temper is an asset in a teacher).
Era adorata, forse perché aveva un brutto carattere (un brutto carattere è una risorsa in un insegnante).

The Symons family had not the friend-making quality – a capricious quality, which withholds itself from those who have the greatest desire, and even apparently the best right, to possess it.
La famiglia Symons non aveva la qualità di saper fare amicizia – una qualità capricciosa, che si nega a coloro che hanno più grande il desiderio, e anche apparentemente maggior diritto, di possederla.

There were others as lonely as herself at school, there are always many lonely in a community; but she did not realize this, and felt herself exceptional.
C’erano altre persone sole come lei a scuola, ci sono sempre molte persone sole in una comunità; ma lei non se ne rendeva conto, e si sentiva eccezionale.

The heroines, it is true, were exquisitely beautiful, which Henrietta knew she was not, but from a study of “Jane Eyre” and “Villette” in the holidays, Charlotte Brontë was forbidden at school owing to her excess of passion, Henrietta realized that the plain may be adored too.
Le eroine, è vero, erano squisitamente belle, cosa che Henrietta sapeva di non essere, ma da uno studio di “Jane Eyre” e “Villette” durante le vacanze, Charlotte Brontë era stata vietata a scuola a causa del sua eccesso di passione, Henrietta si rese conto che anche l’ordinario può essere adorato.

To many people, even to some women, it is not, as it was to her, the all-sufficing condition of existence to love and be loved.
Per molte persone, anche alcune donne, non è, come era per lei, l’unica condizione sufficiente all’esistenza l’ amare e l’essere amati.

But it is one of the saddest things about lonely people, that, having no proper confidant, they tell to all and sundry what ought never to be told to more than one.
Ma è una delle cose più tristi a proposito delle persone sole, che, non avendo un vero confidente, dicono a tutti quanti quello che non dovrebbe mai essere raccontata a più di uno.

Not to become too clever; it [is] a great pity for a girl to get too clever.
Non diventare troppo intelligente; è un gran peccato per una ragazza essere troppo intelligente.
Il padre di Etta

“I can’t conceive why you play [patience],” they said crossly. But the reason was perfectly clear. It stared one in the face. During the patience the clock had moved from ten minutes past eight to twenty-five minutes to ten.
“Non riesco a capire perché giochi [al solitario]”, dicevano irritati. Ma la ragione era perfettamente chiara. Li guardava in faccia. Durante il solitario l’orologio si era spostato da dalle otto e dieci alle dieci e venticinque.

da The Third Miss Symons di F. M. Mayor

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Napoleone « il tempo di leggere

Il 15 agosto 1769 nacque ad Aiaccio un bambino, che ebbe dalla sua famiglia il nome di Buonaparte e dalla sorte quello di Napoleone.
[incipit]

Quando si scrive la biografia di un Giulio Cesare, di un Carlomagno o di un Napoleone, la lanterna di Diogene non serve più cercare l’uomo: l’uomo vien trovato dalla posterità e appare agli occhi del mondo radioso e sublime. Quello che occorre dunque seguire, è il cammino da lui percorso prima di arrivare al suo piedistallo, e più le tracce che ha lasciato in certi punti della via sono leggere, meno sono note e quindi più destano la curiosità.
(Pagina 19)

Bonaparte gli mostra la pianura disseminata di morti e gli chiede cosa ne pensa della battaglia. Desaix abbraccia tutto con un’occhiata.
«Dico che è perduta», risponde; poi, cavando l’orologio: «Ma non sono che le tre e abbiamo ancora il tempo di vincerne un’altra».
(Pagina 63)

Altezza Reale,
Esposto alle fazioni che dividono il mio paese e all’inimicizia delle più grandi potenze, io ho chiuso la mia carriera politica. Vengo, come Temistocle, a sedermi al focolare del popolo britannico. Mi metto sotto la protezione delle sue leggi, che io reclamo da Vostra Altezza Reale, come quella del più potente, del più costante, del più generoso tra i miei nemici.
Napoleone al Principe Reggente d’Inghilterra
(Pagina 175)

 

da Napoleone di Alexandre Dumas padre

 

Sorgente: Napoleone « il tempo di leggere

Casino Totale

Ci guardammo, stanchi e frastornati.
“Casino totale, vero?”.
“Proprio così, bella mia”.

I personaggi non sono mai esistiti. Neppure il narratore. Solo la città è veramente reale. Marsiglia. E tutti coloro che ci abitano. Con quella passione che è solo loro. Questa storia è la loro storia. Echi e reminiscenze.
Nota dell’autore

Aveva solo l’indirizzo. Rue des Pistoles, nel Vieux Quartier. Erano anni che non tornava a Marsiglia. Ora non aveva più scelta.
[incipit]

Aveva la rada ai suoi piedi. Dall’Estaque alla Pointe-Rouge. Le isole di Frioul, di Chàteau d’If. Marsiglia in cinemascope. Una meraviglia.

L’amicizia ha le sue regole, non si sfugge.

Marsiglia non è una città per turisti. Non c’è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c’è da vedere si lascia vedere. E allora è troppo tardi, si è già in pieno dramma. Un dramma antico dove l’eroe è la morte. A Marsiglia, anche per perdere bisogna sapersi battere.

Il piacere passa attraverso il rispetto. A cominciare dalle parole. L’ho sempre pensato.

Tanta banalità e cattivo gusto in un luogo così carico di storie dolorose, mi sembra il simbolo di questa fine secolo.

E’ nei momenti di dolore che si riscopre di essere un esiliato.

Perché è così difficile farsi un amico dopo i quarant’anni? Perché non abbiamo più sogni, ma solo rimpianti?

Guardai i suoi figli. I lineamenti erano mosci. Nei loro occhi, sfuggenti, nessun lampo di rivolta. Amari dalla nascita. Avrebbero nutrito odio solo per i più poveri. E per chi avrebbe tolto loro il pane. Arabi, neri, ebrei, gialli. Mai per i ricchi. Si capiva già come sarebbero diventati. Poca cosa. Nel migliore dei casi, autisti di taxi, come il padre. E la ragazza, shampista. O commessa al Prisunic. Dei francesi medi. Cittadini della paura.

Ero come tutti gli uomini che navigano verso la cinquantina. Stavo qui a chiedermi se la vita aveva risposto alle mie speranze. Volevo dirmi di sì, ma mi restava poco tempo. Perché quel sì non fosse una menzogna.

Ma la poesia non ha mai dato risposte. Testimonia, e basta. La disperazione. E le vite disperate.

Essere pugile non significa soltanto colpire, ma, prima di tutto, imparare a ricevere i colpi. A incassare. A fare in modo che quei colpi facciano meno male possibile. La vita non è altro che un succedersi di round.

“Non posso tornare indietro, Babette. Non so dove tutto questo mi porterà. Ma ci vado. Non ho mai avuto uno scopo nella vita. Ora ce l’ho. Vale quel che vale, ma mi sta bene”.
Mi era piaciuta la luce dei suoi occhi, quando si era staccata da me.
“L’unico scopo è vivere”.
“E’ proprio ciò che ho detto”.

Lo sguardo degli altri è un’arma di morte.

Non sopporterei di essere amato da una donna che non ha niente da perdere. Amare, è questo, la possibilità di perdere.

Fuori, il sole mi inondò il viso. L’impressione di tornare alla vita.
La vera vita. Dove la felicità è un insieme di piccoli fatti insignificanti. Un raggio di sole, un sorriso, la biancheria stesa a una finestra, un bambino che gioca a calcio con una scatola di conserva, un’aria di Vincent Scotto, un leggero colpo di vento sotto la gonna di una donna…

Hassan si era fatto una bella clientela di giovani, liceali e studenti. Quelli che saltano i corsi, soprattutto i più importanti. Parlavano del futuro del mondo davanti a una birra, poi, dopo le sette di sera, decidevano di ricostruirlo. Non serviva a niente, ma era bello farlo.

So che per te non è una questione di vendetta, ma esistono cose che non si possono lasciar correre. Perché, altrimenti, non ti puoi più guardare allo specchio.
Pérol

Ricordavo la canzone dei Doors. “The End”.
Era sempre la fine, annunciata, che si avvicinava a noi. Bastava aprire i giornali alla pagina internazionale o alla cronaca. Non occorrono le armi nucleari. Ci ammazziamo con ferocia preistorica.

da Casino Totale di Jean-Claude Izzo

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