CAVEAT
Bringing about Armageddon can be dangerous. Do not attempt it in your own home.[AVVERTIMENTO
Causare l’Armageddon può essere pericoloso. Non provateci a casa.]Frase scritta nella pagina dopo il titolo, prima delle note di copyright e simili
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L’ultimo orco di Silvana De Mari
Mentre, alla testa dei Mercenari di Daligar, comandava l’inseguimento del Maledetto Elfo, il Capitano Rankstrail, detto l’Orso, cercò di ricordarsi da quanti anni lo inseguiva.
[incipit]
Il male non è mai straordinario, ed è sempre umano, divide il letto con noi e siede alla nostra tavola.
W. H. Auden
Una volta anche solo il fatto di andare a piedi, di salutarsi, di sentirsi parte di una società, aiutava
ad essere più umani.
Alberto Sordi
Assassini nati
Che cos’è un omicidio, amico? Tutte le creature di Dio uccidono, in un modo o nell’altro. Guarda le grandi foreste: lì hai specie che uccidono altre specie, la nostra le uccide invece tutte allegramente – foreste comprese: solo che la chiamiamo “industria” non omicidio.
Mickey
Talvolta penso che ci aspettiamo troppo dal giorno di Natale. Cerchiamo di raggruppare in quel solo giorno i lunghi arretrati di bontà e di umanità di tutto l’anno.
David Grayson
Voce del verbo scendere
La geografia dell’Antico Testamento appartiene al paesaggio di una rivelazione. L’intenzione di quella divinità insiste sopra un suolo e sopra un piccolo reparto dell’umanità cambiandone i connotati. Nessuno di noi può identificarsi in Abramo, nessuno può dire con certezza: questo è il Sinai. Essi sono epicentro di scosse che sciamano fino a noi.
[incipit]
Vado alle montagne per approfondire il sentimento di essere un intruso del pianeta, il contrario del possidente. Mi aiuta l’origine meridionale, residenza di vulcani e scosse periodiche, maestre di tarantella e di precarietà.
In scrittura sacra unico riparo è la divinità, la salvezza è affidarsi al suo sbaraglio. Perché mai da lei proviene una prudenza, una via di mezzo: si deve conquistare la terra promessa in schiacciante inferiorità numerica, Mosè è spedito all’assurda impresa di staccare un popolo di schiavi dalla superpotenza dell’Egitto, Geremia va a gridare in Gerusalemme assediata la resa a Nabucodonosor, Giona ad annunciare il finimondo a Ninive.
Una scalata è una costruzione di passi verso l’alto, un’opera sul vuoto.
Nessuno stenografa, nessuno prende appunti. Le orecchie allora possedevano capacità di ascolto e di memoria inarrivabili per noialtri oggi.
“Lieti gli abbassati di vento”: qui si fonda il sottosopra, la sovversione delle precedenze in terra. Essi sono i primi del mondo.
Dopo il diluvio è la condizione di tutta l’umanità, il mondo è vuoto, una stanza nella quale si è ospiti. Poi verrà il tempo di credersi padroni di suolo, acqua, aria. Dopo ogni catastrofe l’umanità prende coscienza della sua vulnerabilità, poi dimentica.
costruirono: l’opera è completa, il verbo è al passato. Quando vediamo nelle illustrazioni la torre di Babele interrotta a metà, sappiamo che si tratta di un errore. La torre è costruita. […] La testa non è affatto arrivata nei cieli, ha solo raggiunto il fondo del vicolo cieco che ogni cima dimostra. Da lì si può solTanto scendere.
Da lì l’umanità dilagherà sopra i volti di tutta la terra, dai ghiacciai ai deserti, diventando inestirpabile.
[explicit]
Frasi di Erri De Luca
da sottosopra – Alture dell’Antico e del Nuovo Testamento
di Erri De Luca e Gennaro Matino
Memorie di Adriano – ‘Taccuini di appunti’
Uno dei modi migliori per far rivivere il peniero d’un uomo: ricostruire la sua biblioteca.
(Taccuini di appunti, Pagina 285)
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…prendere come punto di contatto con quegli uomini soltanto ciò che c’è di più duraturo, di più essenziale in noi, sia nelle emozioni dei sensi sia nelle operazioni dello spirito: anche loro, come noi, sgranocchiarono olive, bevvero vino, si impiastricciarono le dita di miele, lottarono contro il vento pungente, contro la pioggia accecante, l’estate cercarono l’ombra di un platano, gioirono, pensarono, invecchiarono, morirono.
(Taccuini di appunti, pagina 290)
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Se quest’uomo non avesse conservato la pace nel mondo e rinnovato l’economia dell’impero, le sue gioie, le sue sventure mi interesserebbero meno.
(Taccuini di appunti, pagina 291)
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Questo libro è il condensato d’un’opera enorme elaborata per me sola.
(Taccuini di appunti, pagina 296)
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In certi momenti, rari peraltro, m’è accaduto persino di sentire che l’imperatore mentiva. In questi casi, bisognava lasciare che mentisse, come noi tutti.
(Taccuini di appunti, pagina 296)
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da Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar
Memorie di Adriano – frasi varie
Mio caro Marco,
Sono andato stamattina dal mio medico, Ermogene, recentemente rientrato in Villa da un lungo viaggio in Asia. Bisognava che mi visitasse a digiuno ed eravamo d’accordo per incontrarci di primo mattino. Ho deposto mantello e tunica; mi sono adagiato sul letto. Ti risparmio particolari che sarebbero altrettanto sgradevoli per te quanto lo sono per me, e la descrizione del corpo d’un uomo che s’inoltra negli anni ed è vicino a morire di un’idropisia del cuore.
[incipit]
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Non ci sono al mondo persone più volgari dei nostri complici. L’occhiata obliqua dell’oste che mi riserva il vino migliore, e per conseguenza ne priva qualcun altro, bastava già, nei giorni della mia giovinezza, a ispirarmi un profondo disgusto per gli svaghi di Roma. Non mi piace che un essere umano ritenga di conoscer già il mio desiderio, prevederlo, adattarsi meccanicamente a quella che suppone la mia scelta.
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Quasi tutto quel che gli uomini han detto di meglio è stato detto in greco.
[…]
Tutto quel che ciascuno di noi può tentare per nuocere ai suoi simili o per giovar loro, almeno una volta, è già stato fatto da un greco.
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…gloria, se vogliamo dare questo bel nome appassionato alla nostra smania di sentir parlare di noi.
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Non ch’io disprezzi gli uomini: se lo facessi, non avrei alcun diritto, né alcuna ragione, di adoperarmi a governarli. So bene che sono vanitosi, ignoranti, avidi, irrequieti, capaci quasi di tutto pur di arrivare, pur di farsi valere, anche solo ai propri occhi, o anche soltanto per evitare di soffrire. Lo so bene: sono fatto anch’io come loro.
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Invidio coloro che riusciranno a compiere il giro dei duecentocinquantamila stadi greci calcolati così bene da Eratostene, percorrendo i quali ci si ritroverebbe al punto di partenza. M’immaginavo nell’atto di prendere semplicemente la decisione di continuare a camminare davanti a me, sulla pista che ormai sostituiva le nostre strade. Questa idea mi piaceva… […] Va da sé che era solo un sogno, il più breve di tutti. […] Ciò nonostante, quel sogno mostruoso, che avrebbe fatto fremere i nostri avi, saggiamente confinati nella loro terra del Lazio, io l’ho fatto, e l’averlo avuto solo un istante mi rende diverso da essi per sempre.
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Pochi mesi dopo la grande crisi, ebbi la gioia di veder formarsi nuovamente la fila delle carovane in riva all’Oronte; le oasi si ripopolavano di mercanti che commentavano le notizie alla luce dei bivacchi, e che ogni mattina, insieme alle loro merci, starei per dire caricavano, per trasportarle in paesi sconosciuti, parole, pensieri, costumi intimamente nostri, che poco a poco avrebbero dilagato nel mondo in modo più sicuro che non le legioni in marcia.
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Ciascuno di noi ha più qualità di quel che non si creda, ma solo il successo le mette in luce, forse perché allora ci si aspetta di vederci smettere di esercitarle.
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A ogni sforzo per migliorare la condizione umana si oppone una obbiezione: forse, gli uomini non ne sono degni. Ma mi è facile eluderla: sino a che resterà irrealizzato il sogno di Caligola, e il genere umano tutt’intero non si ridurrà a una sola testa offerta alla scure, ci toccherà tollerarlo, raffrenarlo, volgerlo ai nostri fini; la cosa più vantaggiosa per noi sarà di servirlo. […] E ascoltavo a metà i bene intenzionati i quali affermano che la felicità snerva, che la libertà infiacchisce, che la dolcezza vizia coloro sui quali si esercita. Può darsi: ma, se consideriamo come va il mondo, seguire costoro è come rifiutarsi di nutrire a sufficienza un uomo emaciato, per paura che tra qualche anno gli capiti di diventare pletorico. Quando si saranno alleviate sempre più le schiavitù inutili, si saranno scongiurate le sventure non necessarie, resterà sempre, per tenere in esercizio le virtù eroiche dell’uomo, la lunga serie dei mali veri e propri: la morte, la vecchiaia, le malattie inguaribili, l’amore non corrisposto, l’amicizia respinta o tradita, la mediocrità d’una vita meno vasta dei nostri progetti e più opaca dei nostri sogni: tutte le sciagure provocate dalla natura divina delle cose.
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Non credo che alcun sistema filosofico riuscirà mai a sopprimere la schiavitù: tutt’al più, ne muterà il nome.
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Quella vecchia cieca che dal fondo d’una provincia barbara s’incammina alla volta dell’imperatore è divenuta per me quel ch’era stato in altri tempi lo schiavo di Tarragona: il simbolo delle popolazioni dell’impero che ho governate e servite. La loro immensa fiducia mi compensa di vent’anni di fatiche che in fondo non mi sono dispiaciute.
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Sopravverranno le catastrofi e le rovine; trionferà il caos, ma di tanto in tanto verrà anche l’ordine.
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Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più… Cerchiamo d’entrare nella morte a occhi aperti…
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da Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar
I miserabili
Tutti gli uomini sono della medesima argilla.
La stessa tenebra prima, la stessa carne in vita,
la stessa cenere dopo.
Victor Hugo, I miserabili